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L’attacco russo all’Ucraina? Un bluff


Cosa non torna nella crisi Ucraina: e se Putin non avesse mai voluto invadere Kiev?

C’è una tesi in geopolitica. Rassicurante, ma soprattutto pragmatica. Dice questo: in un mondo globalizzato come il nostro, tenuto ormai insieme da accordi commerciali più che da alleanze e diplomazia di vecchio stampo, un conflitto su larga scala non potrà mai convenire a nessun Paese. Sia questo un piccolo stato, sia questa una super potenza. E allora perché il presidente russo Vladimir Putin ha ammassato al confine con l’Ucraina un’enorme quantità di truppe dando l’idea di volerla invadere? Un’ipotesi è che la Federazione Russia abbia dato vita ad una delle più astute mosse di comunicazione e strategia militare.


Mi spiego meglio. Nel 2022 è sostanzialmente impossibile spostare migliaia di reparti militari, attrezzature e carri armati senza che nessuno se ne accorga. Esistono i satelliti. Ma esistono anche i telefonini. E così è successo che mentre venivano ammassate truppe al confine, gli Stati Uniti rilanciassero la più spaventosa delle minacce: la Russia vuole invadere l’Ucraina; di più: “se un attacco russo all’Ucraina ci sarà, è probabile che inizi con bombardamenti aerei e attacchi missilistici che potrebbero ovviamente uccidere i civili”, [Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca]; di più: accadrà il 16 febbraio. Non era mai successo che una guerra venisse annunciata con una data precisa. È un po’ strano.

Non è che i comandanti russi intercettati dai servizi Usa sapevano benissimo di essere ascoltati?

La tesi di fondo è che la Russia abbia sfruttato a suo favore l’attuale debolezza della politica estera americana. Dopo la disfatta di Kabul, dopo la politica isolazionista di Trump, Washington aveva bisogno di riavvicinarsi agli alleati europei. E quale miglior occasione se non il rischio di una guerra in Europa?

Mosca ha giocato le sue carte. Ha spostato le truppe al confine, su ferrovia ma anche su strada, sapendo che le sue mosse sarebbero state intercettate. Il web ha rilanciato video amatoriali di treni pieni di carri armati. I satelliti hanno confermato: il Cremlino sta ammassando truppe al confine. Panico in Europa.

Quando mi sono messo in viaggio da Mosca per arrivare nella provincia di Bryansk, la frontiera di terra verso cui Kiev guarda con maggiore preoccupazione, non pensavo di riuscire così facilmente ad intercettare mezzi militari in spostamento. È stato un continuo: carri armati, furgoni, camion militari. Tutto alla luce del sole. Il mio telefono, in sole due ore, aveva la memoria piena di video e foto. Mosca non mi ha autorizzato ad avvicinarmi alle basi militari e allora ho cercato di intercettare i reparti in movimento. Dopo ore di ricerca ho ricevuto una segnalazione: un reparto si è fermato in un villaggio ad un’ora dal confine. Segnalazione corretta.

Arrivati in treno, decine e decine di militari si erano riversati nel villaggio. Ma il clima era disteso: facevano la spesa, scherzavano, hanno perfino voluto fare foto con il mio cameraman. Non di certo l’atteggiamento di chi è pronto a dare il via ad una guerra. Nessuno allestiva ospedali da campo, nessuno preparava le attrezzature, nessuno aveva paura di un giornalista occidentale, forse l’unico inviato su quel fronte, con una telecamera in mezzo a loro. Gli stessi residenti mi hanno raccontato di non credere minimamente alla tesi dell’invasione. Molti di loro hanno familiari in Ucraina, hanno figli, fratelli e sorelle. Anna, che ha un piccolo negozio di alimentari, mi ha raccontato di essere nata a Kiev ai tempi dell’Unione Sovietica. Suo padre era un militare. La sua famiglia è oltre confine. “Non ci sarà nessuna guerra: è solo propaganda USA”.


Riassumiamo la tesi: Mosca sposta le truppe al confine sapendo di essere osservata dai satelliti e intercettata dai servizi USA. Il Cremlino tiene il punto dall’inizio: nessuna invasione, solo addestramenti, come del resto stava facendo la NATO. Gli Stati Uniti colgono l’occasione per agitare lo spettro di un conflitto. Spostano truppe in Europa. Migliaia di giornalisti si riversano tra Kiev e il confine con la Russia. Le immagini di civili, donne e ragazzi, che si armano contro una possibile invasione vengono rilanciate dai giornali di tutto il mondo. I russi invece pubblicano le immagini degli addestramenti in Bielorussia. Washington invita i connazionali a lasciare il paese. Propaganda contro propaganda.


Credo che ad oggi l’unica vera intenzione di Mosca sia quella di tenere alta la tensione e costringere Europa e Stati Uniti a rivedere accordi ormai logorati dal tempo e dalla prassi facendo leva sulle debolezze oltre confine.


Mi si può obiettare: spostare le truppe ha un costo enorme, ha senso?

Direi di si. Gli interessi russi sono molteplici in questo momento. Mosca non vuole l’estensione della Nato. Non vuole basi militari ostili al suo confine. C’è poi la Crimea, dove quasi ogni giorno si rischia l’incidente con continue violazioni delle acque territoriali, da una parte e dall’altra. C’è poi il Donbass, dilaniato da un conflitto a bassa intensità dal 2014. Ci sono gli accordi di Minsk, mai rispettati. E sopratutto c’è la partita sul gas. Ecco perché Putin vuole costringere la controparte a stare seduta ad un tavolo.


Le truppe russe non si stanno preparando a combattere. Si spostano e si addestrano. La guerra ha un costo. Spostamenti ed esercitazioni (che ci sarebbero comunque state) costano decisamente di meno.

Inoltre qualsiasi spesa militare (fatta eccezione per una guerra) non sarà mai paragonabile alla partita che si gioca sul gas. Secondo gli analisti russi gli USA vorrebbero mettere le mani sul mercato europeo dell’energia. Per farlo devono destabilizzare il mercato. Un indizio è racchiuso in una dichiarazione del presidente Biden: “Stop a North Stream 2 se la Russia invade Kiev”. Non è strano che sia il presidente americano a decidere dove l’Europa deve prendere il suo gas? Nessuno ha battuto ciglio, nessun primo ministro ha sollevato l’obiezione: non dovremmo decidere noi cosa fare con la nostra energia?

Tutto può ancora succedere. Oggi da Mosca sono arrivati messaggi distensivi: alcune delle truppe hanno concluso la loro esercitazione e sarebbero in fase di rientro. “Se vogliamo la guerra? Certo che no, la Russia non la vuole“, ha confermato Putin. La geopolitica è fatta di tesi e contro tesi. Soprattutto quando due superpotenze si sfidano militarmente in Europa. Ma il finale di questa storia, anzi l’inizio, è ancora tutto da scrivere.

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PaisàNews
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