Diritti inalienabili
- Antonio Morabito
- 16 gen 2019
- Tempo di lettura: 4 min
SONO PASSATI SETTANTA ANNI DA QUEL 10 DICEMBRE 1948, DATA STORICA CELEBRATA ANNUALMENTE, IN CUI GLI ALLORA 58 STATI SOVRANI ADOTTARONO SOLENNEMENTE LA DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO
Sono passati settanta anni da quel 10 dicembre 1948, data storica celebrata annualmente, in cui gli allora 58 Stati sovrani adottarono solennemente la Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo. Paesi, guidati dalle potenze alleate, alla fine dell'immane conflitto bellico e delle efferate barbarie, che affermavano l’ambizioso progetto di un mondo nuovo. Mancavano ancora all'appello, in quella ancora incompleta Assemblea, i tanti Paesi ancora assoggettati al colonialismo e gli Stati che nel corso dei successivi decenni proclameranno la loro indipendenza e personalità internazionale e quindi la loro membership all’Onu, che successivamente aderito o anch'essi alla Dichiarazione. Si trattava di un mondo nuovo che si ritrovava a lanciare l'ambizioso progetto di vedere un'umanità nuova che riconosce diritti, doveri e uguaglianze, libertà, credo, aspirazioni e riconoscimenti giuridici.

Un sistema che intende vietare che l'uomo ricorra alle armi e che afferma il riconoscimento della dignità e del valore della persona umana, dell'eguaglianza tra uomo e donna e del riconoscimento degli aspirazioni dei popoli. La dichiarazione presenta, insomma, un grande ideale messo a disposizione dei popoli e delle Nazioni; ideali da raggiungere e da ottenere e applicare. Vengono quindi enunciati diritti e libertà da garantire attraverso misure progressive da realizzare negli ordinamenti nazionali. La prima enunciazione all'articolo primo è l'uguaglianza generale tra esseri umani: tutti gli uomini nascono liberi e uguali. Seguono quindi gli articoli 2, la non discriminazione, il 3, il diritto alla vita, il 4, l'abolizione della schiavitù. E poi l’articolo 5 che afferma che nessuno può essere torturato né maltrattato. L’articolo 6, i diritti sono estesi ovunque, 7 la legge è uguale per tutti senza nessuna eccezione. Un quadro giuridico progressista e innovativo che purtroppo è stato sovente calpestato in questi trascorsi decenni. Il pensiero va ai tanti rapporti dei commissari delle Nazioni Unite che descrivono e denunciano inimmaginabili orrori con le testimonianze drammatiche scandite ad ogni nuovo conflitto locale dall’alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr). Situazioni sparse in varie regioni del pianeta in cui questi diritti non hanno avuto spazio per i tanti migranti e rifugiati nei centri di detenzione o per le popolazioni indifese che non possono rivendicarne l'applicazione. L' articolo 8 della dichiarazione afferma che i diritti della persona sono protetti dalla legge e che alla legge tutti possono ricorrere per la propria protezione personale e giuridica. Articolo 9, nessuno può essere detenuto ingiustamente o privato della propria libertà senza giusto motivo. Articolo 10, diritto a un equo e giusto processo davanti a un tribunale. Articolo 11, ogni individuo accusato di reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo, nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie per la sua difesa. Art 12, Diritto alla Privacy. Nessuno dovrebbe cercare di danneggiare il nostro buon nome. Nessuno ha il diritto di entrare nella nostra vita o di attaccare noi o la nostra famiglia senza una buona ragione. Diritti fondamentali messi oggi in pericolo da nuove tecnologie e da meccanismi socio-mediatici che riducono i diritti e la dignità degli individui. Articolo 13, libertà di movimento, 14 libertà di cercare un posto dove vivere, articolo 15, diritto alla nazionalità. Ognuno ha diritto ad avere un proprio Paese di appartenenza.

Questi primi 15 diritti enunciati così in modo lungimirante e ispirato ci fanno già capire quanto questi 70 anni non sono bastati per difendere libertà, diritti e dignità degli esseri umani. La realtà nel mondo e nei Paesi ancora è lontana dal raggiungimento di questi ideali fondamentali ma basilari per la convivenza civile e pacifica degli essere umani. Ancora in molti luoghi in molti regioni del mondo i diritti fondamentali enunciati nella Dichiarazione universale vengono calpestati e non rispettati. Continuando la lettura degli articoli, il 16 afferma il diritto al matrimonio, il 17 il diritto alla libertà privata, il 18 il diritto alla libertà di religione e di coscienza e il diritto a esprimere la propria fede e a poterla anche cambiare. L’articolo 19 ribadisce il diritto a esprimere le proprie opinioni, il 20, a potersi riunire liberamente in assemblea pubblica e privata e l’articolo 21 il diritto a eleggere consapevolmente e liberamente il proprio governo e i propri rappresentanti. L’articolo 22, enuncia il diritto all'assistenza sociale, a una casa, a una educazione sana dei figli. Articolo 23, diritto al lavoro e a ottenere un equo stipendio, il 24,il diritto allo svago e alla libertà della del proprio tempo libero. 25 diritto ad avere un tenore una qualità di vita estesa dall'infanzia fino alla età avanzata, il 26, diritto all'istruzione sin dall'età dell'infanzia e il 27, il diritto d'autore e diritti ai propri diritti, le intenzioni alla propria produzione e creatività diritto a vivere in un mondo libero e giusto. E articolo 28, afferma la responsabilità e il rispetto dei diritti degli altri la nostra libertà, e l'invadenza di ciascuno finisce dove cominciano i diritti degli altri. Infine l'articolo 30 annuncia che nessuno può adoperare, né Stati né privati, per distruggere i contenuti della dichiarazione. Una enunciazione fortemente avanzata che pone solide basi per le generazioni di ogni tempo. La lettura veloce degli articoli di questa dichiarazione oggi, a 70 anni della sua enunciazione può apparire una lettura amara e incompiuta. Nel mondo di oggi sono ancora carenti tanti diritti e tante libertà di popoli e individui. Troppi freni ancora impediscono la piena realizzazione delle libertà universali e la piena democrazia che i Paesi usciti dal conflitto mondiale avevano immaginato e sognato. Inizia un nuovo anno, con l’auspicio che il mondo cresca in positività, che la giustizia e la pace prevalgano. Un augurio di pace e progresso nella consapevolezza che la salvaguardia dei diritti uguali e inalienabili possano essere sempre più fondamento solido e riconosciuto della pace e della giustizia nel mondo.
A cura di
Antonio Morabito
Diplomatico e Scrittore
Articolo originale pubblicato sulla rivista mensile: ALBATROS numero 195 del gennaio 2019
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