Solidarietà
- Antonio Morabito
- 15 feb 2019
- Tempo di lettura: 4 min

Il film “Bohemian Rhapsody” diret- to da Bryan Singer, che domina la classifica, ripercorrendo la storia del gruppo rock dei Queen, culmina con le immagini indimenticabili del con- certo rock “Live Aid for Africa”, tenutosi il 13 luglio 1985 organiz- zato da Bob Geldof dei Boomtown Rats e Midge Ure degli Ultravox.
È stato uno dei più grandi eventi rock della storia, che ha segnato gli anni ottanta, ma con un significato di particolare importanza. Il concerto aveva lo scopo di ricavare fondi per alleviare la carestia che aveva colpito l’Africa e in particolare l’Etiopia negli anni 1983-1985. Sono anni di musica travolgente, ma anche anni in cui la musica e il cinema, si pre- stano a lanciare messaggi umanitari per sensibilizzare il pianeta ai grandi temi della fame e della mise- ria di una parte dell’umanità. La “solidarietà” come strumento e messaggio globale. Un movimento che coinvolge in quegli anni le star più famose, principi e principesse, attori e cantanti di fama mondiale. Allora, quel luglio dell’85, il Wembley Stadium di Londra conta oltre 72.000 persone, il John F. Kennedy Stadium di Filadelfia di oltre 90.000, così anche a Sydney e Mosca.
Incredibilmente, quella musica e quegli stadi erano diventa- ti un gigantesco spot pubblicitario di Cooperazione allo Sviluppo. Si è trattato del più grande collegamento via satellite e della più grande trasmissione televisiva che si possa ricordare. Quasi due miliardi di telespettatori in 150 Paesi avevano seguito il concerto in diretta. La musica rock continua negli anni successivi ad essere uno strumento straordinario per far pressione sui potenti della terra perché concentrassero maggiore attenzione ai temi della solidarietà per i deboli e
Quasi due miliardi di telespettatori in 150 Paesi avevano seguito il concerto in diretta. La musica rock continua negli anni successivi ad essere uno strumento straordinario per far pressione sui potenti della terra perché concentrassero maggiore attenzione ai temi della solidarietà per i deboli e ai problemi della sussistenza dei popoli dell’Africa. Altra data fati- dica per il rock è il 19 giugno 1999; a Colonia è in corso il summit G8 delle maggiori potenze industrializzate.

E le star della musica guidate da Bono degli U2 non si fanno sfuggire l’occasione per chiedere ai leader degli Stati ricchi di cancellare il debito pubblico dei Paesi più poveri.
Ancora una volta la musica torna a parlare di solidarietà e di impegno per i Paesi svantaggiati.
Il percorso prosegue in quegli anni. Nel 2002 Bono va in Africa e continua a organizzare concerti come il Live 8 del 2005 con Band Aid/Live Aid per far pressione sul G8 in Scozia. Bono diventa così “Man of Peace”, per la sua influenza nell’attività umanitaria. Dall’Italia, a livello planetario, per il suo grande carisma nel coinvolgere le voci più belle e famose del mondo, il grande testimonial diventa Luciano Pavarotti, la voce lirica più bella, che ha saputo risvegliare in tutti un rigenerato amore per l’Opera e le arie che hanno fatto la storia della musica. Pavarotti negli anni della sua maggiore fama mondiale pro- muove, inedite e straordinarie iniziative benefiche a favore dei bam- bini vittime della guerra, supportando le opere del Ciai (Centro italiano d'aiuto all'infanzia), dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e dell'associazione “Music for Peace”. La sua voce rimane per tutti eterna e toccante.
Poco tempo prima di morire, Luciano Pavarotti registra un messaggio come testimonial della Cooperazione italiana allo Sviluppo, per le “Giornate della Cooperazione”, scandendo a fatica le parole “far crescere il mondo fa crescere anche te”. Ricordi commoventi anche per me. Sono anni miti- ci in cui la nostra attenzione è stata focalizzata sui grandi temi umani- tari che vedevano le questioni sociali intaccate dal grande divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri e la corsa dei più giovani appartenenti ai Paesi emarginati e Poveri a cercare “le luci della città” a raggiungere i posti dove c'è il benessere a sognare la metà di territori che rap- presentano ai loro occhi i nuovi Eldorado. In quegli anni veniva considerato come prioritario il lavoro della cooperazione allo sviluppo, gli aiuti ai Paesi più poveri a progredire e a garantire alle popolazioni maggiore benessere. Il grande messaggio che poi diventa il contenuto della “Dichiarazione del millennio dell’ONU”. La lotta alla povertà diventava la priorità delle priorità per i capi di stato e di governo di tutto il mondo. Una
priorità che come è noto è andata scemando nel corso degli anni. Gli scenari internazionali che oggi dominano le cronache e i drammi dell’attualità fanno comprendere come sia tornata in modo lampante la necessità di ripercorrere quel cammino superando gli egoismi personali e collettivi per sostenere i Paesi più poveri. Occorre davvero ricreare un circuito di solidarietà globale che guardi ai Paesi più bisognosi non in una visione prettamente commerciale. L’obiettivo di crescita e di progresso per tutti dovrebbe tornare nell’agenda delle priorità dei Paesi. Vanno superati quegli egoismi che hanno avuto il sopravvento in questi anni in cui i temi della globalizzazione forzata, della finanza per accumulare potere e ricchezza non generalizzata ha lasciato ai margini i grandi temi della solidarietà e dell’umanesimo. E forse il grande sogno resta oggi quello di rivivere quelle magiche pagine della storia del rock che inneggia al “Live Aid for Africa”, e che rende partecipi tutti a una corresponsabilità; a “far crescere il mondo”, perché solo così si potrà “crescere tutti”. A smettere di pensare che si possa vivere in isole felici in cui basta alzare i muri per dimenticare o ignorare l’infelicità degli altri.
A cura di
Antonio Morabito
Diplomatico e Scrittore
Articolo originale pubblicato sulla rivista mensile: ALBATROS numero 196 del febbraio 2019
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