Gli italiani la crisi e la guerra: "Bollette e spesa alle stelle"
- Redazione
- 25 feb 2022
- Tempo di lettura: 2 min

Per non parlare dell’inflazione che vola al 4,5-5%. Si iniziano a fare i conti con l’impatto macroeconomico della guerra russo-ucraina e i risultati non sono affatto confortanti. “Ci sarà di sicuro una revisione al ribasso delle prospettive”, dice a Repubblica Stefano Fantacone, direttore del Cer, Centro Europa Ricerche, che si prepara a valutare come ogni anno il Def del governo, il Documento di economia e finanza. “Potremmo avere anche uno o due trimestri di recessione, ma se chiudessimo l’anno con un Pil a +3% anziché +4% sarebbe comunque eccezionale, visto lo shock in atto”.
Lo scenario è “molto grave per l’Italia, soffrirà più di altri perché più dipendente dal gas russo”, conferma Luca Poma, capo economista di Nomisma. “Le bollette incidono più di qualunque altra voce e l’energia pesa molto sul ceto medio, comprimendo il potere di acquisto e zavorrando i consumi”, aggiunge Fedele De Novellis, economista di Ref. Analizzano Valentina Conte e Andrea Greco: “Il gas di nuovo alle stelle e il brent oltre i 100 dollari tornano ad infiammare il caro-bollette e il caro-pompa, con la benzina già a due euro al litro nel servito, sia per le famiglie che per le imprese. Agli aggravi record del 2021 su luce e gas per una famiglia tipo – 1.761 euro medi, calcolati dall’Authority Arera – ora potrebbero sommarsi anche più dei 1.008 euro previsti dall’Unione nazionale dei consumatori per il 2022”.
Non solo bollette. “La guerra in Ucraina tocca anche il carrello della spesa, a partire da pane, pasta, farina, biscotti. E rischia di mettere in ginocchio pure agricoltura e allevamenti, con rincari record di sementi e fertilizzanti. Coldiretti e Confagricoltura lanciano l’sos pane, con i prezzi del grano al top da 9 anni. Pasta Divella ha problemi di approvvigionamento e avverte del rischio di aumenti per il consumatore. L’Italia importa il 64% del grano e il 53% del mais per il mangime del bestiame. L’Ucraina è il nostro secondo fornitore di mais con una quota del 20%, la Russia è il primo fornitore mondiale di grano. I costi delle semine sono già raddoppiati. Triplicati quelli dei mezzi agricoli e dei fitosanitari”.
La guerra congela anche 27 miliardi di interscambio dell’Italia con Russia (21,7 miliardi) e Ucraina (5,4). “L’export vale 9,8 miliardi, sbilanciato sulla Russia per 7,7 miliardi. L’import pesa per 17,3 miliardi, di cui quasi 14 miliardi dalla Russia e di questi 8,4 di gas e petrolio (60%). L’Italia è il quarto Paese esportatore dell’Ue sul mercato russo. Il made in Italy è molto apprezzato: moda, mobili e macchinari su tutti. Le micro e piccole imprese – soprattutto quelle di Emilia-Romagna, Veneto, Marche – coprono il 34,9% del prodotto italiano in Russia. Confartigianato calcola in 24,7 miliardi la perdita del nostro export negli otto anni seguiti al primo embargo del 2014, il Paese Ue più penalizzato”.
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