Obiettivo fame zero
- Antonio Morabito
- 11 nov 2018
- Tempo di lettura: 4 min
Il 16 ottobre di ogni anno ricorre - da decenni - la celebrazione della Giornata mondiale dell’Alimentazione (GMA). È un’occasione per evocare principi onusiani e riaggiornare le sconcertanti statistiche dello stato della povertà nel pianeta e in particolare della recrudescenza della fame nelle regioni povere del mondo. La celebrazione vede protagonisti le grandi Istituzioni dell’’ONU dedicate a questi campi: l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) il Programma Alimentare Mondiale (PAM), il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD). Tutte hanno sede a Roma e si ritrovano a fare il punto del lavoro svolto e delle strategie necessarie per andare avanti. La giornata a Roma si replica in altri 150 Paesi membri dell’ONU. Il tema di quest’anno, “Le nostre azioni sono il nostro futuro, un mondo Fame Zero entro il 2030 è possibile”, assume i connotati di un programma ambizioso. Si tratta di un obiettivo a medio e lungo termine ma la sua attuazione richiede necessariamente un radicale impegno politico nazionale e multilaterale ma soprattutto una devoluzione di risorse finanziarie ricavate dai bilanci nazionali dei Paesi più agiati. Ma queste sono decisioni lungi a venire. Il periodo fissato di 12 anni richiede programmazioni e scadenze ben definite onde poter raggiungere un obiettivo globale che ha implicazioni vastissime. Da parte loro le Agenzie dell’ONU ribadiscono le urgenze, la necessità, gli obblighi morali ed enucleano dati statistici sempre a ritmi incalzanti. L’uditorio mondiale sembra quasi assuefatto a recepire dati non confortanti. Allo stato attuale i dati evidenziano una dura realtà: la lotta alla fame nel mondo continua a restare un’emergenza. Secondo l’ONU la fame è tornata a crescere per il terzo anno consecutivo, toccando oggi 821 milioni di persone. Nel 2017, 150 milioni di bambini sotto i 5 anni (22%) risultano malnutriti, e una donna su tre in età riproduttiva anemica. Al contrario nelle società che vivono nel benessere, aumentano le persone in sovrappeso, stimate in due miliardi. Mentre la fame è presente soprattutto in zone colpite da conflitto, siccità e indigenza, estrema, l’obesità è in aumento in tutti i Paesi.

Il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha descritto come “intollerabile” il fatto che metà dei decessi infantili nel mondo sia dovuto alla fame. “Dovremmo vergognarci che ci siano ancora bambini che muoiono di fame” ha affermato, David Beasley, Direttore Esecutivo del Programma Alimentare Mondiale (WFP) sottolineando che: “abbiamo fatto grandi progressi negli ultimi 100 anni, oggi sappiamo che stiamo andando nella direzione sbagliata. Con tutta la nostra ricchezza, tutta la nostra expertise e tecnologia. Saremo tutti ritenuti responsabili”. E la responsabilità è ben visibile nelle società opulente dove vengono registrati tassi elevati di sovrappeso e obesità. E allora il nuovo obiettivo è di “invertire la tendenza e costruire sistemi alimentari in grado di fornire cibo sano e nutriente accessibile e alla portata di tutti”. Lo afferma il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva. Per lui “non è solo una questione di sfamare le persone, ma di nutrirle, fornendo loro i nutrienti necessari per una vita sana e produttiva. Stiamo assistendo alla globalizzazione dell’obesità... Se non troviamo soluzioni concrete a questo problema, il numero di persone obese raggiungerà il numero di persone sottoalimentate nel mondo.” L’Africa rimane il continente più colpito che mantiene i problemi cronici di sotto-alimentazione. A ribadirlo è il Presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) Gilbert F. Houngbo, che ricorda che l’agricoltura africana necessita di “investimenti, infrastrutture, ricerca, e politiche che rendano la filiera del valore più inclusiva verso i piccoli produttori, in particolare donne e giovani”. Ma anche nei Paesi industrializzati vi sono fasce di popolazione che vivono al disotto del livello di povertà. E Caritas italiana parla di “povertà cronicizzata” che colpisce i giovani e gli anziani. Un povero su due ha meno di 34 anni. Sei su dieci sono stranieri. Più di 4 su dieci non hanno problemi occupazionali.

È destinate a ingrossare i cataloghi delle biblioteche”. Per Papa Francesco i convegni e celebrazioni devono portare a risultati concreti diversamente sono vacui. Per Papa Francesco l’obiettivo “Fame Zero” deve essere sostenuto nel tempo, da azioni concrete per aumentare i fondi necessari a promuovere la pace e le politiche di sviluppo, e per prevenire l’uso e la vendita delle armi. Ma la solidarietà internazionale registra rallentamenti, e la volontà politica non appare determinata ad affrontare le gravi emergenze. “Fame Zero ” richiederà una comune convinzione etica, che ponga al centro “il bene integrale della persona e che consiste nel fare all'altro quello che vorremmo fosse fatto a noi stessi”. E il Papa ribadisce la condizione essenziale per un successo di qualsiasi iniziativa: l'attuazione di azioni fondate sulla solidarietà tra tutte le nazioni e di misure che siano l'espressione del sentire dei popoli. la povertà post-crisi secondo Caritas Italiana: nel 2017 le persone in povertà assoluta hanno sfondato i 5 milioni. Dati allarmanti. I moniti più severi giungono da Papa Francesco che afferma che “i poveri non possono più aspettare” e invita “ad agire in modo urgente, coordinato e sistematico. Chi soffre aspetta da noi un aiuto efficace che lo tolga dalla sua prostrazione, non solo propositi o convegni che, dopo aver studiato dettagliatamente le cause della loro miseria, abbiano come unico risultato la celebrazione di eventi solenni, impegni che non giungono mai a concretizzarsi o vistose pubblicazioni.
A cura di
Antonio Morabito
Diplomatico e Scrittore
Articolo originale pubblicato sulla rivista mensile: ALBATROS numero 193 del novembre 2018
Fonti:
Rapporto Caritas Italiana 2018.
Maria Novella Topi,Verso un futuro a Fame Zero;
18 ottobre 2018
Messaggio di Papa Francesco inviato al direttore generale della Fao, José Graziano da Silva in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione 2018.
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